UN SARCOFAGO ROMANO
CON ISCRIZIONE

Di Francesco Portaluppi, architetto
 

Nel cortile delle vecchie scuderie si trova un sarcofago, adibito ad abbeveratoio; ad esso sono addossati due pilastri reggenti il porticato antistante le stalle e le scuderie.

 
 

Il sarcofago

 
 

E’ di serizzo ghiandone a grana grossa, manca del coperchio ed ha le dimensioni seguenti: larghezza 88 cm; altezza 66 cm; lunghezza 238 cm. Il vano per la salma ha i lati corti arrotondati e misura in larghezza 58 cm, in altezza 50 cm, in lunghezza 204 cm.

Il lato corto riservato alla testa è a quota sopraelevata di circa 5 cm rispetto a quello opposto, così da formare un evidente piano inclinato. Il sarcofago presenta su tre lati quattro fori che, essendo tutti a livello del fondo, dovettero servire da scarico; furono praticati su lati diversi, a seconda delle diverse ubicazioni in cui, probabilmente, la vasca fu collocata.

L'iscrizione, svolgentesi su tre linee, occupa sulla prima uno sviluppo di 43 cm, sulla seconda di 46 cm, sulla terza di 41 cm. Le lettere hanno un'altezza di 6 cm circa e sono di fattura mediocre.
Il testo è il seguente:

 
 


Verviciae D(is) Q(uinti) Fil(iae) Quartulae

“Agli dei Mani di Vervicia Quartula, figlia di Quinto”
.


 
 


L'iscrizione
 
 

E' qui testimoniato un carattere proprio dell’epigrafia cisalpina, quello della concisione. Difficilmente le iscrizioni ritrovate in questa zona ci dicono qualcosa che vada al di là dei nomi e dei rapporti di parentela.

L'estensore della nostra epigrafe, così scarna, specialmente se paragonata alle dimensioni del sarcofago, ha tramandato a noi il nome della donna, l'indicazione abbreviata della paternità di questa e la prima parte della consueta formula
 
 

D(is) M(anibus).

 
 
Da una analisi geometrica della disposizione del testo risulta infatti che la prima e terza linea sono praticamente equidistanti dagli spigoli del sarcofago.

La prima linea dista dallo spigolo di sinistra 105 cm e da quello di destra 91 cm, mentre la terza dista rispettivamente 105 cm e 91 cm. Appare chiaro che le due linee hanno distanza pressoché uguale (43 e 41 cm) e sono pertanto incolonnate. Se si immagina inoltre di tracciare una verticale tangente alle prime lettere (V e Q) delle suddette due linee, risulta che la D della seconda è in posizione spostata decisamente a sinistra di circa 8 cm.
 
 



Prospetto, sezione e pianta del sarcofago

 
 

Pertanto una ricerca di composizione geometrica così rigorosa non consente di attribuire la posizione decentrata della "D" a banale errore, ma torna più accettabile l'ipotesi che il testo prevedesse la dicitura completa D(is) M(anibus), posta appunto alle due estremità di una ipotetica tabula ansata. Si può supporre che la lettera M sia divenuta fatiscente in quanto il piano in corrispondenza di tale lettera presenta una leggera concavità,


 
 

La posizione nel cassero

 
 

La parte più interessante dell’iscrizione è indubbiamente costituita dagli appellativi della donna e, in particolare, dal “nomen” Vervicia.

Esso sembra essere appellativo di derivazione celtica: ricorre infatti con netta prevalenza in zone di influenza appunto celtica, quali la Cisalpina, la Pannonia Inferiore, il Norico, l'Aquitania.

E può essere considerato composto dagli elementi celtici continentali ver (latino super) e vic (da mettere in relazione col latino vinco, piuttosto che con vicus o veho); in un secondo tempo, allorché invalse l'uso di dare la forma di gentilizio romano al nome personale gallico, mediante la caratteristica uscita in ius, Vervico divenne Vervicius,a. Quartula non offre spunto a particolari considerazioni: appartiene al gruppo dei cognomina derivati dai numeri ordinali, ai quali attinsero ancora i Cisalpini, allorché, procedendo nella via della romanizzazione, sostituirono al cognome gallico, magari già latinizzato, un cognome romano.

Di questa forma di diminutivo il Corpus Inscriptionum Latinarum annovera tredici esempi, mentre di un altro diminutivo dello stesso numerale, Quartilla gli esempi sono più di settanta.

La fattura men che discreta dei caratteri e, in particolare, la loro foggia allungata inducono a collocare la nostra iscrizione intorno al II secolo d.C.
 

Comunità della Badia di Dulzago